Politica

Che ne sarà di Monti?

La salita al Colle - di Luca MatteiIl dado è tratto. La decisione è presa e, a meno che non ci siano improvvisi e sorprendenti cambiamenti di scena, gli esiti sono ben noti. Dopo l’approvazione della legge di stabilità, Mario Monti salirà al Quirinale e rassegnerà le dimissioni da presidente del Consiglio.

Il premier ha deciso di fare il primo passo e ha avvertito Napolitano che la sua esperienza governativa finisce così. Non ha più senso continuare a formulare proposte politiche senza avere una maggioranza solida che garantisca la loro approvazione legislativa in Parlamento.

A questo punto, tuttavia, la domanda sorge spontanea: che fine farà il professore della Bocconi? Le opzioni sono molte e non è detto che i bookmarkers inglesi non abbiano già le loro quotazioni. La risposta più semplice potrebbe essere quella del ritiro a vita privata. In famiglia o magari di nuovo dietro ai banchi universitari, a indottrinare i giovani economisti del futuro.

Una tale scelta, però, poteva essere comprensibile all’inizio dell’avventura a Palazzo Chigi, quando la sua missione aveva tutti i caratteri di un’esperienza limitata nel tempo, perché originata da una situazione di emergenza. Tuttavia, molto è cambiato da allora: Monti ci ha preso gusto a fare politica e sente ancora su di sé la responsabilità e la speranza degli italiani nella sua figura.

È molto probabile allora che decida di restare. E questa possibilità apre ovviamente un ventaglio di scenari, ognuno dei quali potrebbe riservare diverse sorprese. Un approccio esterno alla politica potrebbe portarlo ad avere ruoli di rappresentanza istituzionale, ad esempio all’estero, seguendo quindi le impronte del predecessore e collega docente Romano Prodi, oggi con incarichi all’Onu.

Se si pensa ad un Monti in una posizione di comando, invece, va ricordato che ciò non passerebbe attraverso le elezioni, in quanto già senatore a vita, ma attraverso chiamata diretta. Potrebbe quindi essere messo a capo di un Ministero facente riferimento ad un Governo politico. Ma di quale colore? L’impostazione liberale del professore dovrebbe portarlo naturalmente nel campo del centro-destra, ma considerando che è stato quello stesso ambiente a spingerlo alle dimissioni è difficilmente ipotizzabile lo sbocciare di un rinnovato amore, ammesso che ci sia mai stato.

Potrebbe allora far parte di una squadra di centro-sinistra guidata da Bersani. E però vederlo al fianco di ministri provenienti dalle fila di Sel o Idv, partiti che quasi sicuramente faranno parte di quella coalizione, riesce proprio difficile, quasi innaturale. Il rischio sarebbe quello di avere un team governativo litigioso al suo interno e incapace di fare sintesi.

Il luogo più congeniale, quindi, sarebbe il centro. Una posizione politica che però non ha molti consensi, oggi, in un’Italia sottoposta da anni ad un innaturale passaggio ad un sistema bipolare. Un centro che si presenta in modo frammentato, che potrebbe essere capeggiato dall’Udc di Casini, ma a cui fanno riferimento anche formazioni come quella di Montezemolo e Riccardi e a cui potrebbero aderire anche Fini, Rutelli e Giannino. Un tale raggruppamento potrebbe indicare Monti come ministro oppure, perché no, di nuovo come premier. Anche perché, giova sempre ricordarlo, dal momento che troppo spesso viene dimenticato, il nostro sistema elettorale fa scegliere agli elettori coloro che siederanno in Parlamento e non direttamente il presidente del Consiglio dei ministri.

Last, but not least, Monti potrebbe finire per sostituire il suo principale sponsor, quel Giorgio Napolitano ormai giunto al termine del settennato al Quirinale.

L’unica evidenza tutt’oggi è allora il passato di Mario Monti. Il suo ingresso nell’arena pubblica ha rappresentato un vero spartiacque per la storia italiana. Tanto che può essere considerato un elemento di differenziazione per le forze politiche, ormai divise tra quelle che vogliono continuare con o senza di lui, proseguire o distaccarsi completamente dall’agenda del suo Governo.
Sul futuro di Monti regna invece l’incertezza e solo lui alla fine potrà essere artefice del suo destino.

Tratto da International Post

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